Civita di Bagnoregio
La città che muore e la valle dei calanchi
Civita di Bagnoregio è un borgo particolare, unico ed eccezionale “appollaiato sul tufo, circondato da tutte le parti solo d’aria, come un uccello sulla punta più alta e inaridita di un paesaggio morto”.
La parte centrale è invece formata da “un ciuffo di case e di mura in rovina, nere sul tufo, erette come sul vuoto” che sembra sospeso a metà strada tra la realtà ed il sogno e unito alla terra da “un’unica strada, esile e bianca come un nastro, che congiunge al mondo di qua, alla terra ferma e sicura, il ciuffo nero di case, l’isolotto alto di tufo, sospeso in mezzo al mare delle crete e degli abissali cavoni”.
Così Bonaventura Tecchi descriveva la sua Civita, un posto unico, magico e spettrale allo stesso tempo, che, “attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti”, ormai da secoli racconta instancabilmente la “favola del paese che muore”.
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[zen_box type=”center-feature” icon=”icon-pin” heading=”È CURIOSO SAPERE CHE…” text=”Civita è ormai un set a cielo aperto; moltissimi sono i film, le fiction e le pubblicità girate all’interno del piccolo borgo; tra questi ricordiamo La strada (1954) del maestro Fellini, I due colonnelli (1962) con Totò, Contestazione generale (1970) con Alberto Sordi, Non ci resta che piangere (1984) di e con Troisi e Benigni, il video clip del singolo di Eros Ramazzotti Stella gemella con la regia di Tornatore (1996) e una serie infinita di spot pubblicitari e fiction.” border_color=”#f59c19″ icon_color=”#ffffff” box_bg_color=”#f59c19″ head_color=”#f59c19″]